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Mar
22
2011

La ricerca della felicità! - cammino quaresima sch. 1

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Catechesi quaresimale Adolescenti

 

ALLA RICERCA DELLA VERA FELICITA’ attraverso le Beatitudini del Vangelo di Luca

 

Qualcuno di noi ha detto:

“Non so se sto raggiungendo la felicità, di certo stanno accadendo cose che mi rendono  molto più felice degli anni passati. Per  me la felicità consiste nel stare bene con se stessi e raggiungere degli obiettivi, significa non rimpiangere quello che ti sta accadendo ed essere felici per le amicizie nuove e quelle che hai tenuto e non solo amicizie, in pratica felici del proprio presente e non rimpiangere il passato.”

“Credo che in questo periodo mi accontento di poco e trovo la felicità nelle piccole cose, non pensando alla felicità più importante (quello che intende il don). Quando sto bene con me stesso e con gli altri a me basta. Non credo di avere ricordi di momenti in cui sono felice stando da solo.”

“La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo.”

 

La vera felicità secondo il Vangelo delle beatitudini di Luca:

 

Incominciamo a riflettere sull'insieme del bra­no delle beatitudini, conosciuto anche dai non cri­stiani; sappiamo, ad esempio, che Gandhi lo cita­va spesso, e così pure altri personaggi del mondo non cristiano. Quante sono le beatitudini secondo Matteo? Talora si risponde che sono otto, ma se le con­tiamo attentamente ci accorgiamo che in realtà sono nove:

 

«Beati ipoveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.


Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguite­ranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia...» (Mt 5, 3-12).

 

Le prime otto beatitudini hanno una forma let­teraria omogenea, sono tutte alla terza persona plurale: beati coloro che sono poveri, afflitti, miti, misericordiosi ecc. La felicità è attribuita a chi ha o vive un determinato atteggiamento. La nona, invece, costituisce un appellativo diretto, alla se­conda persona plurale: beati voi e ricorda la for­ma letteraria delle quattro beatitudini secondo Luca.

L'omogeneità tra le prime otto, inoltre, è sot­tolineata dal fatto che la prima - povertà di spiri­to - e l'ottava - perseguitati per causa della giu­stizia - terminano con la menzione del regno dei cieli. Quasi a dire che il regno dei cieli fa da cor­nice agli otto versetti.

E ancora, le otto beatitudini possono essere di­vise in due gruppi di quattro, perché ciascun grup­po termina con un'altra parola-chiave, la giustizia.

Possiamo allora cercare di comprendere il si­gnificato dei termini più evidenziati — beati, re­gno dei cieli, giustizia - per meglio gustare le sin­gole beatitudini.

 

Per riflettere su alcune parole che riguardano la propria vita:

 

Regno dei cieli

 

Con l'evocazione misteriosa dei 'cieli' si inten­de Dio, colui che abita i cieli: regno dei cieli equi­vale a 'regno di Dio'.

Ma che cos'è questo regno la cui venuta conti­nuiamo a invocare nella recita del Padre Nostro?

Dobbiamo subito sbarazzarci di un equivoco. Parlando di 'regno' pensiamo di solito a un luo­go, al territorio dove qualcuno regna. Tuttavia il termine greco vuoi dire invece l'azione del regna­re; il regno è la regalità, il regnare di Dio.Regno significa un intervento potente di Dio che viene incontro all'uomo.

Ciò che dovremmo cogliere - mentre spesso lo dimentichiamo - è che Dio viene con il suo regnare incontro a noi in maniera sovrabbondan­te, superando tutte le nostre speranze e le nostre attese. E’ dunque facile e insieme difficile rispondere alla domanda: che cos'è il regno?

Perché il regno è vasto quanto vasta è l'azione di Dio su di noi, quanto grande è il suo amore per noi, quanto infinita è la potenza di Dio che si esprime nella storia, al di là della storia, nella eter­nità. È vero che il regno viene incontro ai nostri bi­sogni, ai nostri desideri - desideri di compagnia, di amicizia, di verità, di amore, di salute, di vita -, ma non li interpreta in maniera superficiale, come noi li esprimiamo magari nella preghiera («Signo­re, fammi guarire, fammi star bene!»). Dio acco­glie tutto questo nel suo regno, e però ci dona molto di più.Nessuna forza o attesa umana può delimitare, restringere, circoscrivere, catturare questa azio­ne salvatrice di Dio, che supera ogni attesa e tut­tavia, con amore paterno, previene e colma tutte le attese.

Perciò, domandando 'venga il tuo regno!', noi chiediamo qualcosa che è al di là di ciò che pos­siamo immaginare, anche se tutti i nostri desideri di bene e di gioia vi sono inclusi.

 

Giustizia

 

II regnare di Dio si può descrivere anche come un'azione che rimette ogni cosa al posto giusto, che tiene conto di ogni realtà, rende giustizia a ciascuno e anzi raggiunge la perfetta realizzazione di ogni aspirazione e desiderio, colma ogni attesa e mi­sura umana.

La colma in modo vero, autentico e, in questo senso, l'attività di Dio che instaura il regno si può chiamare, con termine biblico, giustizia, perché ri­mette tutto in perfetto ordine, nella perfetta mi­sura. Non, naturalmente, la misura meschina delle bilance umane, bensì quella sovrabbondante, mi­sericordiosa e salvatrice della bontà divina.

 

Beati

Noi consideriamo beati coloro che la Chiesa proclama tali. Il termine 'beati', però, non è inte­so in questo senso dalla pagina evangelica. Sareb­be meglio tradurlo 'felici' per comprendere pie­namente il pensiero di Gesù.

'Beati, felici, fortunati' indica, il valore etico o religioso di una de­terminata situazione o di un determinato atteg­giamento.

Nel nostro brano, Gesù vuole sottolineare il valore di alcune situazioni umane: la povertà di spirito, l'afflizione, la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore, la fame e la sete della giustizia. Potremmo dire che la parola 'beati' costituisce un'antropologia, una descrizione di che cosa è davvero l'uomo felice, vero, autentico.

Le beatitudini sono dunque la proclamazio­ne del modo di essere uomini evangelici, disce­poli autentici di Gesù, uomini e donne fortuna­te e felici.

Confrontiamoci con un po’ di domande?

 

Quando recito la preghiera del Padre Nostro, mi accorgo che il Signore, regna davvero su di me?

La mia vita è a posto? Sono giuste le mie azioni? E io sono felice?

Ritengo molto importante quest'ultima do­manda: sono felice? sono contento, davanti al Si­gnore, della mia vita?

Se rispondo affermativamente, perché sono fe­lice?

E se rispondo negativamente, perché non sono felice?